Recensione ristorante La Fraschetta Romanesca: “ao’ te volevi magnà pure er tavolo!”
“Maccarone, m’hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone! Io me te magno..!”
Così Alberto Sordi si butta voracemente su quel piatto, tanto bello, di maccaroni nel famosissimo “Un americano a Roma”.
La stessa sensazione la proviamo io e Fabio, quando, il 13 febbraio mangiamo presso il ristorante La Fraschetta Romanesca, non lontano da Castel Sant’Angelo (ah si, è un altro dei nostri famosi viaggetti all’insegna della cultura 😛 ).
Dopo aver camminato tutto il giorno per la città eterna siamo affamati come à lupa che allatta Romolo e Remo (con la differenza che io ho un po’ meno peli, Fabio ‘nzomma 😛 ) e girovaghiamo alla ricerca di un ristorante, tipico, dove sgranare come se non ci fosse un domani.
Siamo in zona Castel Sant’Angelo, vedute romantiche, luci sui ponti..la pancia di Fabio che suona la fanfara per mangiare. E’ l’ora de magnà.
Girovaghiamo un po’ cercando su tripadvisor un po’ di consigli, quando ci imbattiamo in questo locale, già molto originale da fuori: lavagnette scritte a mano, collane di agli appese (per la mia gioia, un po’ meno per quella di Fabio, la chiamavano er cipolla 😛 ), lista di vini non male.
Stiamo un po’ sulla porta quando, un ragazzo gentilissimo ci dice “entrate, fidatevi, me lo ha detto un mio amico di Perugia che ce se magna bbene”.
Sono le 18.30, un po’ prestino ( lo stomaco di Fabio e il mio viaggiano su diversi fusi, sicché si mangia a tutte l’ore :P) però entriamo e ci accomodiamo subito a un tavolo per due: il ristorante è molto carino, arredato semplicemente ma di gusto.
Poi la visione: prosciutti, spalle, caciotte appese dietro al bancone come quadri del Luovre, che ci incantano e ci fanno venì una fame da paura.
I ragazzi che gestiscono il locale sono giovani e simpatici, ma la parte più bella è il menù: tripudio di pietanze tipiche romanesche, a prezzi modici, c’è l’imbarazzo della scelta.
Iniziamo (bada bene, come sempre, inziamo 😛 ) con un piatto di tonnarelli cacio e pepe e rigatoni alla gricia, ovviamente fiaschetta di vino rosso della casa: dopo circa 20 minuti di attesa i nostri primi arrivano.
Già la prima forchettata rievoca i maccaroni di Alberto Sordi, so’ da pauraaa!!
Decidiamo allora di ordinare saltimbocca alla romana, carciofi alla romanesca, e strano a dirsi bucatini all’amatriciana.
I ragazzi che gestiscono il ristorante ci guardano stupiti dalla quantità di cibo che possiamo mangiare, e Fabio (strano a dirsi 😛 ) prova a chiedere una scontistica in caso di assaggio di tutti i piatti sul menù.
Le pietanze sono davvero ottime e rispecchiano in pieno la tradizione romana, porzioni giuste, ma intense, i bucatini all’amatriciana me cojoni!
Visto che si è mangiato poco, ordiniamo anche un assagio di dolci e la crostata con la nutella ( un po’ meno tipica ma tanto bbbonaaa).
Il momento del conto, solitamente paragonabile a pulissi con l’ortica in un momento catartico, diviene piacevole quando uno dei gestori, ci fa: “ao’ se vede che sei stato bbene, te volevi magnà pure er tavolino!”.